Il danno ipotalamico nella sclerosi multipla

 

 

ROBERTO COLONNA

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XV – 18 febbraio 2017.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Si presenta qui uno studio che ha fornito la prima evidenza di significative alterazioni ipotalamiche correlate con esiti clinici della sclerosi multipla. Anche se l’osservazione è stata condotta su un campione di soli 33 pazienti, l’affidabilità del metodo - costituito da rilievi spettroscopici in risonanza magnetica nucleare - e i risultati ottenuti, segnalano all’attenzione di ricercatori e neurologi l’operato di questo team dell’Università slovacca di Bratislava.

Si ritiene che disturbi dell’asse ipotalamo-ipofisi intervengano modulando l’attività della sclerosi multipla.

Kantorova e colleghi hanno ipotizzato che l’entità del danno dell’asse ipotalamo-ipofisi possa determinare il grado di severità delle manifestazioni cliniche del processo demielinizzante e neurodegenerativo della sclerosi multipla e possa essere associato con l’evoluzione della malattia. Inoltre, gli autori dello studio hanno anche indagato la fondatezza della possibilità che la sensazione soggettiva di affaticamento e la sintomatologia psicopatologica della depressione possano dipendere dal grado di danno di quest’area.

(Kantorova E., et al. Hypothalamic damage in multiple sclerosis correlates with disease activity, disability, depression and fatigue. Neurological Research  - Epub ahead of print Feb. 13: 1-8, doi:10.1080/01616412.2016.1275460, 2017).

La provenienza degli autori è la seguente: Clinc of Neurology, Clinic of Nuclear Medicine, Biomed Divisions in Neurosciences, Department of Clinical Biochemistry, Clinical of Radiodiagnostics, Jessenius Faculty of Medicine in Martin, Comenius University Bratislava, Bratislava (Slovacchia).

Secondo la descrizione classica della patologia nella sclerosi multipla[1], le lesioni possono verificarsi in ogni regione del sistema nervoso centrale, con aree di predilezione date dalla sostanza bianca periventricolare e subpiale del tronco encefalico e del midollo spinale, dove in genere le “placche patologiche”, come si chiamavano in passato (“sclerosi a placche”), si presentano nettamente demarcate dal tessuto sano circostante. Su base immunoistochimica le lesioni possono essere classificate come attive, croniche attive e croniche inattive. Le lesioni attive sono tipicamente ipercellulari per infiltrati infiammatori, mentre le croniche inattive appaiono ipocellulari. Studi recenti hanno documentato perdita di oligodendrociti e fagocitosi della mielina in assenza di infiammazione linfocitica, suggerendo che la degenerazione oligodendrogliale preceda la risposta infiammatoria.

Le trattazioni correnti della patologia della sclerosi multipla non includono riferimenti specifici all’ipotalamo e alla disfunzione ipotalamo-ipofisaria.

Kantorova e colleghi hanno sottoposto a studio spettroscopico (1H-MR spectroscopy, 1H-MRS) in risonanza magnetica nucleare l’ipotalamo di 33 pazienti affetti da forme remittenti-recidivanti e secondariamente progressive di sclerosi multipla, e di 24 volontari sani equivalenti per sesso ed età, e fungenti da gruppo di controllo. Sono state studiate le concentrazioni di acido glutammico + glutammina (Glx), colina (Cho), mioinositolo (mlns) ed N-acetil-aspartato (NAA), espresse come ratio di creatina (Cr) e NAA, e correlate con gli indici di attività della patologia (RIO score) e le valutazioni di tre scale standard: Multiple Sclerosis Severity Scale (MSSS), Depressive-Severity Status Scale and Simple Numerical Fatigue Scale.

I risultati hanno documentato che le ratio Cho/Cr e NAA/Cr erano ridotte e la ratio Glx/NAA aumentata nei pazienti rispetto ai controlli sani.

Nei pazienti con sclerosi multipla in una fase attiva (RIO 1-2) del processo patologico, Glx/NAA, Glx/Cr e mlns/NAA erano significativamente più alte nel paragone con i pazienti in fase non attiva (RIO 0). Glx/NAA e Glx/Cr erano correlate al punteggio per l’affaticamento e al test MSSS; e Glx trovava corrispondenza anche nel livello di depressione rilevato nei pazienti.

Nel gruppo di controllo, il rapporto tra Glx/Cr e l’età, e tra Glx/NAA Glx/Cre il punteggio per l’affaticamento era invertito.

Concludendo, lo studio di Kantorova e colleghi fornisce la prima evidenza di significative alterazioni ipotalamiche, rilevate mediante 1H-MRS, in coerente rapporto con segni patologici e manifestazioni cliniche. La combinazione di accresciuti livelli di Glu e mlns e ridotti di NAA nell’asse ipotalamo-ipofisario riflette un’attività di tutto il cervello nella sclerosi multipla. Infine, l’eccesso di glutammato è risultato coerente con un decorso più grave  della malattia, un grado di sintomatologia depressiva più elevato ed una più marcata espressione di affaticamento, suggerendo una maggiore responsabilità di questo neurotrasmettitore eccitatorio nel causare le principali manifestazioni cliniche della sclerosi multipla.  

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Roberto Colonna

BM&L-18 febbraio 2017

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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[1] Per una trattazione aggiornata sulla sclerosi multipla e completa di istruttivi cenni storici si consiglia di leggere: Note e Notizie 11-06-16 Trovata la prima mutazione che spiega la sclerosi multipla.